Storia

L’avere ereditato Forenza il nome della “Forentum” o“Ferentum” insidiata da Roma ed espugnata dal console Iunius Bubulcus nel 317 A.C. durante la Seconda Guerra Sannitica, non prova la coesistenza, nei luoghi, dell’antico sito con l’attuale. Dagli anni Ottanta, senza che mai sia stata avviata una campagna di scavi nel territorio di Forenza, dove pure sono emersi numerosi ed interessanti reperti, con maggior convinzione nella letteratura specializzata si identifica la “Forentum”,fino ad allora introvabile, con l’importante sito archeologico venuto alla luce nei pressi di Lavello. Questa soluzione sembra apparentemente meglio adattarsi alla definizione di: “umilis Ferenti”,cioè situata in pianura, data da Orazio in una sua Ode, ma si contrappone nettamente alla caratteristica di essere: “validum oppidum”,città fortificata dalla presa impegnativa, come la apostrofa Tito Livio. Un’antica credenza popolare la colloca nella non lontana campagna di S. Martino, la località che in epoca medioevale ha poi ospitato la presenza più significativa in Basilicata dell’Ordine dei Cavalieri del Tempio. E’ certo però che, distrutta dai Goti dopo la caduta dell’Impero d’Occidente, venne ricostruita sul colle dove ancora risiede; sulla sommità è sorto poi un Castello già presente dal XII secolo. Contesa prima dai Bizzantini poi dai Longobardi, fece parte, sotto tale dominazione, del Gastaldato di Acerenza; i Normanni la concedettero alla famiglia “de’ Pagani”. Pagano de’ Pagani, “castri florentiae dominus”,padre di quell’Ugo ritenuto, da taluni storici, il fondatore dell’Ordine dei Cavalieri del Tempio, che insieme a sua moglie Emma, fece dono all’abate Berengario della SS. Trinità di Venosa di due Chiese situate in “castro” di Forenza: S. Giovanni della Sala e S. Costantina. L’Imperatore Federico II la rese demanio regio ed in seguito gli Angioini la concedettero in feudo ai Caracciolo, che la tennero fino ai primi anni del Cinquecento. Fece parte dello stato di Melfi dato in feudo dagli Asburgo alla famiglia Doria, fino alla caduta della feudalità. Negli ultimi decenni del Seicento, per volontà popolare, venne edificato, fuori le mura, il complesso conventuale che ancora ospita i Frati Minori Francescani dedicato alla Madonna della Stella e al SS. Croci£isso. Nel 1799 i Forenzesi presero parte ai moti della Rivoluzione Napoletana, assassinando il Sindaco di allora in una rivolta popolare, e, piantando lAlbero della Libertà, sancirono l’adesione alla Repubblica partenopea. Durante l’ultimo periodo di regno dei Borboni, quando il clima insurrezionale si fece incandescente, numerosi furono i cittadini che, aderendo ai circoli rivoluzionari liberali, cospirarono contro i regnanti, ed in tanti si armarono per fronteggiare le orde di briganti che razziavano nel Nord della Basilicata. Alla fine dell’Ottocento una sommossa popolare contro l’imposizione di nuove tasse sfociò cruentemente nel rogo della sede municipale. Nelle guerre del Novecento la Comunità Forenzese ha dato il suo tributo di vite e di sangue, con diversi caduti e mutilati di guerra, alcuni decorati al Valor Militare. Numerosi i personaggi illustri cui Forenza vanta di aver dato i natali, per essersi distinti nelle discipline umanistiche, scientifiche ed artistiche. Nel dopoguerra, come tanti comuni del meridione, il popoloso paese dei primi anni del XX secolo è stato decimato da una impietosa “emorragia demografica” che ancora non cessa.